
Lasciamo l’Afghanistan a chi già la possedeva
L’Italia ritira il proprio contingente dall’Afganistan; guerra in cui ci siamo invischiati senza un valido ed apparente motivo. Forse a qualcuno piaceva assecondare le ingorde mire espansionistiche statunitensi, o forse a qualcuno serviva dare “prova su campo” di quanto l’esercito italiano fosse militarmente organizzato qualora si fosse trovato in una missione all’estero; o forse, probabilmente la scelta più plausibile, serviva fare una guerra facile, affinché gli eterogenei eserciti NATO potessero agire in sinergia e sviluppare capacità di collaborazione.
Viene ammainata la bandiera al campo italiano presente ad Herat, la missione italiana si conclude dopo avere lasciato 5 caduti e 700 feriti, affinché anche noi contribuissimo ad “esportare la democrazia”. Ma da quel 7 ottobre 2001, momento in cui l’esercito USA e il contingente NATO hanno iniziato le ostilità in terra afghana, ben 20 anni dopo, cosa è realmente cambiamo?
Nulla, tanto che nel 2014, quando la Nato aveva deciso di passare il testimone della sicurezza agli afghani, nessun capoluogo dei 397 distretti era minacciato da bande jihadiste . Nel 2017, tre anni dopo avere delegato al neo presidente, Ashraf Ghani Ahmadzai, eletto il 21 settembre 2014, i talebani avevano già conquistato 88 capoluoghi di distretto e contestano la presenza governativa in altri 213. Secondo alcune stime gli eredi di mullah Omar controllano già il 60% del territorio a parte le grandi città.
Abbiamo lasciato la nazione a chi già la possedeva, lasciando sul campo il sangue italiano, solamente per soddisfare gli appetiti altrui.