
Si governa con fermezza non chiedendo atti di amore
«E’ un atto d’amore che chiedo alle banche». Lo ha detto il presidente del Consiglio Giuseppe Conte a Lodi facendo appello al sistema bancario affinchè «faccia un grande sforzo per erogare liquidità alle imprese che hanno bisogno. Venite incontro a queste richieste».
La frase è surreale, sicuramente non appartenente a colui che fino a poche settimane fa si credeva la reincarnazione di Winston Churchill. Un grande poeta si troverebbe d’accordo nel confermare quanto egli stesso aveva sostenuto che “Governare è l’arte di creare problemi la cui soluzione mantiene la popolazione nell’inquietudine” e possiamo tranquillamente affermare che il Giuseppi nazionale è riuscito in questo intento.
Io vorrei capire cosa passa nella testa di un Presidente del Consiglio nel momento in cui domanda “un atto di amore alle banche”, quelle stesse banche che ci amano così tanto da prendersi la casa se salti qualche rata del mutuo. Come se si fosse chiesto un atto di amore a Barabba, domandandogli di rinunciare alla sua libertà concessagli dal popolo ebraico, in cambio della crocifissione di Cristo. Secondo voi cosa avrebbe risposto?
Il Presidente ha chiesto un atto di amore a quei grandi colossi bancari i quali vivono di speculazioni e di azioni in zone grigie, al limite della legalità e noi dovremmo continuare a rimanere fiduciosi, magari nell’attesa dei 600 euro (elemosina di Stato) che ancora tardano ad arrivare. Secondo Giuseppi dovremmo essere tutti felici dell’atto d’amore che lui ha deciso di chiedere per nome e per conto nostro? Non saprei.
Vorrei ricordarvi che i nostri amanti inconsapevoli, le banche, per dovere di cronaca, solamente negli ultimi 10 anni ci sono costati “1.100 miliardi di dollari in termini di occupazione e produzione persa, hanno estorto ai tesori nazionali 430 miliardi di dollari” per i salvataggi dal fallimento. Non è notizia nuova che grandi conglomerati bancari sono da anni al centro di inchieste giornalistiche, da parte della stampa mondiale in quanto implicate nel riciclaggio del denaro dei grandi cartelli della droga o delle mafie.
Adesso io mi domando e pongo la domanda pure a voi, Conte è un dilettante allo sbaraglio o come ha detto il nostro poeta all’inizio vuole mantenere il popolo nell’inquetudine?