
Si esulta per il taglio di un caffè al mese, mentre perdiamo 10 miliardi nel silenzio di tutti
È passato il Sì al referendum e questo è un fatto che va metabolizzato. La narrazione di qualcuno, su una politica sprecona e inefficiente, però si arena nel momento in cui si parla di problemi e di emorragie ben più serie che aggravano la situazione dell’erario del nostro Paese. Un caso emblematico, che dovrebbe fare riflettere tutti è quello inerente la fuga dei cervelli. Cosa è la fuga dei cervelli e cosa significa? In breve, l’espressione “fuga dei cervelli” indica l’emigrazione verso Paesi stranieri di persone di talento o alta specializzazione professionale formatesi in madrepatria.
L’Italia ormai da anni, complice una mala politica e una cattiva gestione delle risorse umane, è tra i primi posti in Europa per emigrazione di cittadini altamente qualificati. La domanda che vi voglio porgere adesso è la seguente, questa emigrazione di persone qualificate ha un costo per la nazione e quindi anche per noi cittadini? La risposta è sì. Prendendo il dato dell’ultimo quinquennio, i l’emigrazione dei laureati italiani è costata quasi 10,6 miliardi. Una cifra largamente superiore al risparmio dei costi della politica. Ma perché si hanno questi costi? La risposta è semplice, ogni anno l’istruzione pubblica gratuita forma cittadini, i quali per mancanza di possibilità decidono di emigrare all’estero, questo evento si trasforma in mancati introiti fiscali generati dai lavoratori più qualificati.
Secondo dati forniti dall’OCSE la spesa pubblica annuale italiana destinata all’istruzione ammonta a 9.300 dollari circa per studente: 8.400 per la scuola primaria, 8.900 per quella secondaria e 11.500 per quella universitaria. Ipotizzando un ciclo di studi regolare (8 anni di scuola primaria, 5 di scuola superiore e altrettanti, mediamente, per l’università) e applicando i dati di cui sopra otteniamo una spesa pro capite per ciascun laureato pari a 169.200 dollari(67.200 per la scuola primaria + 44.500 per la secondaria + 57.500 per l’università). Che al cambio attuale fanno 153.000 euro. Secondo dati l’Istat, invece, nel 2017, l’ultimo anno per il quale sono disponibili i dati, i laureati italiani che hanno lasciato il Paese per cercare fortuna all’estero sono stati 25.566. Che moltiplicato per 153mila genera un costo di istruzione pari a circa 3,9 miliardi.
Questo è il dissanguamento che la politica dovrebbe cercare di tamponare e non soluzioni populiste che incidono in maniera minimale (il famoso caffè al mese per il cittadino) sui contribuenti.