
Se fossimo un Paese serio non pagheremmo più le tasse
Durante il corso della mia quotidiana ricerca di notizie, mi capita davanti un articolo del Sole24ore dal titolo :“Migranti, i costi dell’accoglienza: 35 euro al giorno. Ma ai richiedenti asilo ne vanno 2,50” Decido di approfondire l’argomento sul web, trovo un’intervista di FanPage.it, ad un uomo che gestisce un centro di accoglienza.
L’intervista conferma quanto già molti di noi avevano intuito; dietro il sistema della (finta) accoglienza, esiste un business basato sullo sfruttamento dei migranti. Il percorso è questo: il migrante arriva presso la struttura dove viene lasciato in balia di se stesso e dei 32 euro erogati dall’Unione Europea per l’integrazione, al migrante arrivano forse 6 euro, che non gli vengono neppure consegnati, ma vengono anticipatamente sottratti per le spese di gestione, come riscaldamento (quasi mai acceso) e cibo (scadente). Durante l’intervista il direttore del centro di accoglienza spiega come il sistema tenda a massimizzare il disagio dei migranti.
Basta andare alla Barilla e comprare la pasta che scade in 2 settimane, si paga 5 centesimi al chilo! In questo modo con 2-3 euro ci possono mangiare tutti gli immigrati della struttura e io massimizzo le entrare
Cosa c’entrano le tasse in questo discorso? Molto semplice. Io da cittadino italiano pago le tasse allo Stato italiano. Lo Stato italiano è uno dei maggiori contributori all’interno dell’Unione Europea, quindi parte dei soldi che l’Unione incassa li prende anche dall’Italia. Questi soldi poi vengono ridistribuiti dall’Unione Europea sotto forma di fondi europei, e tra questi vi sono quelli per l’accoglienza e l’integrazione che vengono erogati ai gestori dei centri di accoglienza. In definitiva il ragionamento è molto semplice ma non semplicistico; noi tutti paghiamo per fare arricchire tutte quelle figure che lucrano cavalcando l’onda del buonismo.