L’ipocrisia della rivoluzione verde

Il 19 dicembre 2021 i cileni hanno eletto Gabriel Boric come presidente; un giovane attivista impegnato nella lotta per la giustizia sociale. È il politico più di sinistra a governare il Paese dai tempi di Salvador Allende. Boric, come i suoi coetanei che vivono nel resto del mondo, è attento alle tematiche legate al cambiamento climatico ed è impegnato attivamente anche in questo campo. 

Ma non aspettatevi che la rivoluzione verde in Cile sia come quella della California o come quella che si sta diffondendo in Europa. Ricordo che il Cile è la patria di vasti giacimenti di litio e rame, minerali che stanno alimentando la rivoluzione verde e che rappresentano la base di molti sistemi integrati in quelle tecnologie che sono alla base della transizione ecologica. In poche parole, per diventare verdi qui, si deve scavare lì.

Anche se costa parecchio ammetterlo, produrre veicoli verdi significa alimentare l’energia pulita con un’industria sporca. In pratica, per raggiungere l’obiettivo emissioni zero, trasformando le auto in mezzi ad emissioni zero, trasformare il mondo post – industriale in un idillio iper-ecologico e consapevole bisogna avvertire tutti coloro che vogliono sostituire l’industria del carbonio fossile con veicoli elettrici, turbine eoliche e pannelli solari che dobbiamo trasformare il sud del pianeta povero, in via di sviluppo, ma ricco di minerali in un gigantesco pozzo a cielo aperto. 

“L’estrazione mineraria non è necessariamente pulita”, così sostiene l’editorialista del New York Times ‘Dean Murphy che sta studiando il caso cileno. Infatti, il neo presidente eletto del Cile Boric, intende chiudere il progetto Dominga Mine da 2,5 miliardi di dollari  che vedrà la produzione di 12 milioni di tonnellate di ferro e 150.000 tonnellate di concentrato di rame all’anno. Ma questo progetto a cielo aperto ha un impatto ambientale potenzialmente irreversibile sulle vicine riserve ecologiche che sono giustamente considerate le “Galapagos cilene” per la loro bellezza e biodiversità unica . 

Con Boric eletto presidente, il progetto minerario potrebbe essere accantonato. Il caso cileno dovrebbe farci riflettere sull’insaziabile domanda che l’industria della rivoluzione verde richiede. Risorse naturali come rame, litio e cobalto sono alla base di questa rivoluzione; purtroppo però ricercare tali materiali significa principalmente sventrare montagne, distruggere ecosistemi, inquinare fiumi o avvelenare i lavoratori e le comunità vicine di aree un tempo incontaminate . Agli attuali livelli di estrazione, il mondo dovrà far fronte a gravi carenze di rame entro il 2030 . La domanda di minerali come il litio è destinata ad aumentare notevolmente nei prossimi due decenni, per sostenere la transizione dell’economia lontano dai combustibili fossili.

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