
La spirale di violenza nello stato indiano del Manipur nasce dal narcotraffico asiatico?
Una soluzione permanente ai problemi che affliggono lo stato di Manipur, afflitto dalla violenza, risiede nell’effettiva efficacia nel chiudere il confine internazionale con il Myanmar, almeno così la pensa il Ministro degli Interni indiano Amit Shah.
Amit Shah, durante il corso di una conferenza stampa indetta il primo giugno ad Imphal, capitale dello stato indiano nord-orientale del Manipur, ha provato a mediare la pace tra gli indù Meitei (che costituiscono più della metà della popolazione stimata di 3,64 milioni di Manipur) e il gruppo etnico Kuki-Chin, (che costituiscono circa un quinto della popolazione).
Gli scontri etnici tra i due gruppi, scoppiati dal 3 maggio 2023, hanno causato più di 80 vittime e sfollato oltre 40.000 persone.
“Per una soluzione permanente, come prova, abbiamo già istituito una recinzione cablata attraverso 10 chilometri tra il confine tra Manipur e Myanmar, nel frattempo è iniziata una gara d’appalto per coprire gli altri 80 chilometri.”
La soluzione sembra però destinata a sortire effetti dato che lo Stato del Manipur condivide un confine di 400 chilometri con il Myanmar e la frontiera India-Myanmar è un confine aperto con un regime di libera circolazione, che consente a chi risiede lungo il confine di viaggiare fino a 16 chilometri attraverso il confine per un massimo di tre giorni senza alcun visto.
Ma perché si parlia di violenze inter etniche indiane e si coinvolge anche il Myanmar?
Alla base di tutto, similmente a quanto già accade tra Messico e Stati Uniti, c’è un problema di narcoterrorismo che coinvolge gli immigrati Kuki-Chin-Zo, un gruppo etnico transnazionale, che vive nell’area triconfine India-Bangladesh-Myanmar, prevalentemente negli stati indiani di Mizoram e Manipur, nella regione Sagaing e nello Stato di Chin del Myanmar e nel distretto Chittagong Hill Tracts del Bangladesh.
Lo stato di Chin e la regione di Sagaing sono stati focolai di resistenza anti-junta in Myanmar, dove i governanti militari hanno montato una serie di attacchi, tra cui bombardamenti, dal 2021, costringendo molte persone a fuggire. Molti Kuki-Chin sono anche fuggiti dal Bangladesh per l’India di fronte alle persecuzioni lì.
Perchè si parla di narcotraffico?
Il colpo di stato militare del 2021 in Myanmar ha intensificato l’afflusso di immigrati, per lo più Kuki-Chin che vengono, essendo sfollati, assoldati e utilizzati dai cartelli della droga e delle armi a Manipur, oltre a questo il declino della coltivazione del papavero nel famigerato Triangolo d’Oro Myanmar-Thailandia-Laos, specialmente in Thailandia e Laos, ha portato a uno spostamento del corridoio della droga nelle aree di confine Myanmar-Manipur.
Proprio a Manipur, di recente, la coltivazione del papavero è aumentata significativamente ed è sempre più integrata nell’economia regionale della droga e collegata ad altri attori, in particolare dal Myanmar.