La Francia è un campo di battaglia: immigrati magrebini e ceceni con fucili, bastoni e coltelli

Sembra una scena da film, uno di quei film dove bande di criminali scendono in piazza, armate fino ai denti, per un regolamento di conti. Quello visto a Dijon (Digione in italiano) capitale della storica regione della Borgogna, situata nella Francia orientale – una delle principali zone di produzione vinicola del Paese- potrebbe essere la versione meno romantica e purtroppo realistica di Gangs of New York, film del 2002 diretto da Martin Scorsese. Violenza e sangue per le strade ad opera di “onesti cittadini”.

La polizia francese il 15 giugno sera è dovuta intervenire per disperdere almeno un centinaio di uomini armati di sbarre di ferro e armi contundenti (alcuni video mostrano anche uomini con il volto coperto che impugnano fucili AK-47 mentre sparano in aria), i quali volevano difendere il territorio dalle spedizioni punitive della comunità cecena, nel quartiere di Gresilles. Sembrerebbe che a dare fuoco alle polveri sia stato il pestaggio di un ragazzo ceceno – avvenuto nella serata del 10 giugno – ad opera di alcuni adolescenti appartenenti alla comunità magrebina. Il giovane ceceno è stato ricoverato in gravi condizioni in quanto sembra sia stato picchiato per questioni legate al mercato della droga. Tutto ciò mentre sul web sono partiti appelli alla vendetta da parte dell’intera comunità cecena francese.

Il punto però non è questo. Il punto focale della questione è un altro, ovvero la mancata integrazione di certe minoranze straniere nel tessuto politico e sociale del Paese in cui si ritrovano a vivere. Purtroppo però la mancata integrazione non è da imputare alle singole minoranze ma a quelle politiche statali, prive di qualsiasi misura costrittiva, per chi intende violare sistematicamente leggi e paradigmi culturali della Nazione ospitante. Negli ultimi anni la Francia a causa di politiche nazionali volte ad un’eccessiva integrazione attuata con metodi da ramoscello di ulivo, adesso si ritrova sistematicamente vittima delle psicosi delle etnie che vivono al suo interno. La Francia faro di integrazione e paradiso multietnico non esiste più, se mai sia esistita. Dispiace ammetterlo ma il multiculturalismo francese è stato un buco nell’acqua; spesso e volentieri i facinorosi delle minoranze etniche d’oltralpe sono persone appartenenti alla cosiddetta “terza generazione”, che danno maggior peso alla loro provenienza culturale o al credo religioso che al senso di appartenenza di quella nazione che ha accolto i loro nonni e i loro padri.

Gli eventi di Dijon almeno hanno avuto il beneficio di riunire i partiti politici francesi intorno ad una condanna comune. Dall’estrema destra all’estrema sinistra sembrano tutti concordi nell’affermare che ormai la Francia in certe città (e quartieri di Parigi) è totalmente fuori controllo.

È quasi un teatro di guerra. Il nostro Paese precipita nel caos! Che fa Christophe Castaner?

Eric Ciotti, deputato di Les Republicains

Ci sono bande che si lanciano in guerre etniche, armi in pugno! 

Marine le Pen, leader del partito Rassemblement National

L’inaccettabile caos a Digione. Sciogliere le bande armate e disarmare le gang

Jean Luc Melenchon, sinistra radicale

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