Il razzismo che non vi raccontano ma esiste: quello di cui sono vittima i bianchi

Il razzismo esiste, inutile negarlo. Il razzismo è un fenomeno stupido e becero che rischia di compromettere serialmente lo sviluppo evolutivo dell’intelletto umano. Purtroppo però, quando si parla di razzismo, si da una descrizione univoca del fenomeno, come se si volesse stigmatizzare la colpa dell’uomo bianco. Il razzismo, come appena scritto, è un fenomeno becero, ma sapete quale altro fenomeno risulta essere altrettanto spregevole come il razzismo? L’ipocrisia.

Voglio prendere il caso di Stefano Mazengo Loro, 26 anni, è unico calciatore italiano, nonchè di pelle bianca, a giocare come professionista in una squadra professionistica ugandese. Cosa succedere al buon Stefano quando gioca in trasferta? Che è inevitabilmente vittima di razzismo. Come ha raccontato lo stesso calciatore a TgGialloBlu “Ogni volta che giochiamo fuori casa i tifosi avversari mi insultano. La mia colpa è quella di essere bianco. Sui social ho subito attacchi di ogni tipo. All’inizio stavo malissimo, poi un po’ mi sono abituato. Ma comprendo perfettamente cosa possano provare, all’inverso, i calciatori di Serie A. Qui chi usa questa: “race card” per offendermi, lo fa soprattutto per ignoranza. Non tutti conoscono la mia storia”.

Le parole di Stefano cadono nel vuoto dimenticatoio di una nazione, se non addirittura di un intero continente, quello africano, che da vittima di razzismo si erge a carnefice, nel silenzio generale. Pensate che in Uganda qualcuno o qualche associazione prenda le difese di Stefano? No, assolutamente no.

Ma il razzismo non è solo una questione di pelle; purtroppo è anche un fattore etnico. Rimanendo in tema calcio, Ibrahimovic è stato vittima di insulti etnici durante lo scorso incontro di Europa League Stella Rossa-Milan. Qualcuno avrebbe gridato al suo indirizzo, mentre era seduto in tribuna nello stadio a Belgrado, “Tu, sporco baljia…”. Quella parola ha un significato dispregiativo e discriminatorio particolare nei Paesi balcanici.

L’ignoranza delle “curve calcistiche” nel mondo sembra quanto mai un fatto acclarato, ma, diverrà acclarato anche il doppio standard di informazione e di faziosità a cui siamo soggetti quotidianamente?

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