
Il capitalismo è un sogno che si sta infrangendo? Il caso Vietnam
Dopo la caduta del muro di Berlino, in Occidente si è facilmente inneggiato alla vittoria definitiva del capitalismo sul socialismo. Per vent’anni sembrava fosse realmente così, ma, prima con la crisi globale del 2008, poi con le crisi sistemiche di molti Paesi appartenenti dell’eurozona a partire dal 2013 e infine, con la pandemia globale di Covid-19, il sistema capitalista ha dimostrato di essere poco flessibile agli imprevisti derivanti da un mondo globalizzato mai come prima d’ora.
Dagli anni ’10 del 2000 in poi, sembra però, che i Paesi socialisti, dopo un lento e sopito processo di adeguamento, siano stati premiati dal loro modello economico – strutturale, che nel breve periodo forse – in un confronto immediato con il modello capitalista – potrebbe penalizzarli, ma in un’immaginaria maratona, sicuramente il modello socialista vincerebbe.
Sono molti i Paesi socialisti che pur non avendo una reddito pro capite elevato, sono riusciti a migliorare il tenore di vita dei propri cittadini, perseguendo con lungimiranza politiche di welfare e sociali. Il caso specifico a cui mi riferisco oggi è quello del Vietnam, nazione che ha registrato una crescita economica negli ultimi 30 anni e prevede un reddito pro capite pari a quello dell’Europa entro il 2045, con una significativa riduzione della povertà dal 75% al 5% della sua popolazione.
Il 3 febbraio ad Hanoi il quotidiano digitale del Partito Comunista del Vietnam (VCP) ha tenuto un webinar dal tema “Il 13 ° Congresso Nazionale del Partito e risultati rilevanti” per celebrare il successo del grande evento e il 91 ° anniversario della fondazione di questo partito politico.