Si scopre che il capo delle proteste in Bielorussia riceve uno stipendio. Da chi?

Come magistralmente diffuso già qualche settimana fa da “l’Antidiplomatico” , la leader delle proteste in Bielorussia, Svetlana Tikhanovskaja, durante il corso di un’intervista, incalzata dal giornalista ucraino Dmitrij Gordon, ammette di ricevere uno stipendio.

Adesso capisco ed intuisco che qualcuno potrebbe facilmente obiettare che l’intervista appaia incompleta, ma a questa obiezione si potrebbe altrettanto facilmente controbattere, che reperire l’intervista completa sul web, oggigiorno, comporta un’azione di pochissimi minuti.

Quindi, chiedo di analizzare i fatti seguendo una logica macro politica, ovvero in un quadro ben più ampio di una semplice protesta popolare perpetrata contro il proprio presidente; ma in quadro europeo, che coinvolge tutte le ex-Repubbliche sovietiche. Da anni assistiamo infatti a movimenti di protesta definiti “spontanei”, benedetti dall’opinione pubblica occidentale, in gran parte dei territori dell’Est Europa. Cosa che ad esempio non è successa a parti invertite, ovvero in occasione dei Gillet Gialli, quando l’intera opinione pubblica europea ha prontamente stigmatizzato il movimento anti Macron sorto in Francia nel 2019 reo di disapprovare la politica del Presidente della Repubblica francese.

Due pesi e due misure? Si, come sempre quando si parla di est Europa.

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