Governo giallo-verde verso l’eutanasia?
Come spesso accade nei matrimoni combinati, così anche questo governo, ci aveva illusi che le continue crisi fossero solo qualcosa di passeggero e risolvibile. Adesso però è crisi, una crisi vera, come quelle che inevitabilmente portano al divorzio.
Ad essere onesti però, così come nei sopra citati matrimoni di convenienza, è sempre stata crisi fin dal primo momento, una finzione che si è fondata sul mero interesse, su un amore mai sbocciato.
Da una parte l’interesse leghista basato sull’accrescere il proprio consenso tramite l’esercizio di funzioni governative (ben differente dalla solita risicata opposizione); dall’altra l’interesse 5stelle che con un pò di ingenuità pensava di poter ribaltare logiche politiche ormai consolidate da decenni all’interno del nostro Paese.

Forse si è voluto conservare il posto per un po’, finché si poteva, senza produrre niente di innovativo e davvero utile a un Paese che sta morendo, che non crede nei giovani e non investe né nella ricerca, né nelle infrastrutture indispensabili per lo sviluppo di tutte le regioni a cominciare dal Ponte sullo Stretto di Messina.
Governo al capolinea? Forse. Elezioni anticipate? Non credo.
Probabilmente si andrà verso un governo tecnico e saremo di nuovo punto e a capo, in stato di perpetua campagna elettorale, noi contro l’Europa, noi contro la “casta”. Rabbrividisco di fronte a questo scenario quindi mi auguro di no
Conte, forse vede vicino quanto mai prima d’ora la fine dei suoi giorni da Premier e quindi in conferenza stampa, non troppo velatamente, fa a capire a Salvini che lui è solo un Ministro e non un Presidente del Consiglio, quindi l’ultima parola non spetta al leghista.
Giusto, anzi giustissimo, se non fosse per un piccolo particolare, Conte in questo anno e mezzo di governo ha giocato il ruolo della marionetta, ben consapevole fin dal primo minuto dei suoi limiti; quindi non si stupisca se suo malgrado si ritrova a far la parte del “perché sono sempre l’ultimo a sapere le cose”
Va ricordato a Conte che anche Prodi volle cadere in Parlamento, e questa scelta non ha niente a che fare con la trasparenza e il coraggio. È la scelta di uno che vorrebbe restare ancora.
Mai crisi fu più chiara, mai cambiamento fu meno evidente.