
Fiat prima scappa poi chiede 6 miliardi in prestito
Polonia e Danimarca sono le ultime due nazioni ad aver dichiarato di non voler finanziare tramite aiuti di Stato, tutte quelle imprese che non hanno le sedi legali nelle rispettiva nazioni ma in paradisi fiscali. Sembra un atto quanto mai dovuto, del resto perchè si dovrebbero sostenere con i soldi delle tasse dei contribuenti di una nazione, un’azienda che sposta la propria sede all’estero? Pagando le tasse (poche) proprio in quel paradiso fiscale, l’azienda sottrae risorse economiche al Paese che gli devolve gli aiuti.
La soluzione di Danimarca e Polonia sembra quanto mai logica. Ma è proprio quì che il governo italiano (PD-5Stelle) scende in campo e decide di accogliere la richiesta dell’ex FIAT, adesso FCA, di un contributo (meglio definibile in prestito) da 6.7 miliardi di euro.
Proprio un governo capace prima di sederi al tavolo delle trattative del relativo prestito, si interrogherebbe su come far tornare un colosso dell’auto come FCA in Italia e poi parlerebbe di prestito. È la base delle trattative, se qualcuno chiede qualcosa, allora chi riceve la richiesta detiene il coltello dalla parte del manico. Ma il nostro Premier sembra non aver capito come funziona una contrattazione e dice trionfante
Richiesta legittima, Fca produce in Italia, dobbiamo creare le condizioni perché torni
Quindi secondo Conte, sarebbe più opportuno, prima concedere il prestito e poi chiedere il ritorno in Italia, così nel caso in cui FCA volesse ripensarci dopo aver ottenuto l’assegno di 6.7 miliardi, il governo non avrebbe più in mano alcuna carta da giocare.