
25 Aprile: figli e figliastri
Quanto sto scrivendo non nasce con l’intento di politicizzare una festa come il 25 aprile con macro categorie politiche cadaveriche, come Sinistra e Destra, che oramai appartengono al passato. Il motivo che mi ha spinto a scrivere è dettato nel vedere quanta sia silenziosa l’ipocrisia che serpeggia tra i comuni “ben pensanti dal cuore d’oro”. Proprio mentre il 25 aprile si festeggia la fine di ogni ideologia che inneggia alla dittatura, il nostro attuale governo gioca a fare il DUCE proprio nella giornata della liberazione.
Volevo farvi riflettere come la politica italiana, con l’evento appena trascorso, abbia finalmente (e anche per l’ennesima volta) gettato la maschera.
Le vedete le persone in foto? Quelle con le mascherine? Loro stanno in strada perchè il governo ha accolto i piagnistei di chi, in piena pandemia globale, doveva per forza scendere in piazza a sfilare per soddisfare il proprio ego (in un periodo unico nella storia si poteva festeggiare stando a casa).
E noi? Noi no. Noi, i figliastri, quelli che non la pensano come loro, dobbiamo rimanere a casa, magari aspettando (ancora) la cassa integrazione o i 600 euro promessi alle partite iva.
Ieri chi aveva un determinato pensiero politico, aveva il diritto di poter scendere per le strade e violare tutti i decreti che voleva, gli altri invece no, dovevano stare a casa perché non sono considerati gli eletti di quel mondo ideologico a cui da 75 anni viene permesso tutto, in nome di una libertà che la loro stessa storia ha sempre negato.
In conclusione mi resta solo un grande rammarico, constatare che uno Stato che tutela una parte di cittadini e gli permette deroghe speciali solo perchè hanno una specifica appartenenza politica è una dittatura. Adesso non avete più scuse per non capirlo.