
Il Gambia condanna il suo passato violento?
Le vittime di Yahya Jammeh, che ha governato il Paese dell’Africa occidentale per 22 anni, hanno accolto con favore l’annuncio, ma non è chiaro come sarà assicurato alla giustizia. Molti dei cittadini gambiani che hanno testimoniato negli ultimi anni contro il loro ex presidente, responsabile di una vasta gamma di atrocità, non avrebbero mai pensato che un giorno lo avrebbero visto processato in un’aula di tribunale. La prospettiva è diventata più reale mercoledì 25 maggio, dopo che l’attuale governo ha dichiarato di voler perseguire Yahya Jammeh, che per 22 anni ha governato e spesso terrorizzato i cittadini della sua piccola nazione sulla costa dell’Africa occidentale.
La Commissione per la verità, la riconciliazione e le riparazioni, creata per scoprire le violazioni dei diritti umani, dal 2018 al 2021 ha trasmesso in streaming le testimonianze delle vittime e le confessioni dei presunti colpevoli; i testimoni vi erano sia i membri della squadra d’assalto dell’ex presidente , conosciuti come i junglers, sia i comuni cittadini, come Toufah Jallow, che ha accusato l’ex presidente di averla violentata quando aveva 18 anni, subito dopo aver vinto il miglior talent show della nazione.
In un discorso televisivo, Dawda Jallow, il ministro della giustizia, ha presentato la risposta del governo alla commissione per la verità, accettandone totalmente le istanze “Il presidente Jammeh dovrà affrontare la giustizia per le atrocità che ha commesso in questo paese“.
Mentre alcune parti della società, specialmente le vittime di Jammeh, hanno accolto con grande speranza ed euforia l’azione di governo, altri hanno espresso forti dubbi sul fatto che realmente si possa agire concretamente contro l’ex presidente.
La commissione per la verità ha documentato 122 casi di tortura, più di 230 persone uccise e molte violentate dagli agenti di Jammeh, la maggior parte per suo stesso ordine. L’ex presidente ha anche fatto arrestare i suoi oppositori, bollato i cittadini come streghe e costretto le persone affette da AIDS a scambiare i loro farmaci con falsi trattamenti a base di erbe che aveva lui stesso inventato.
Dopo aver perso le elezioni e aver cercato di rimanere al potere in tutti i modi, Jammeh è andato in esilio nel 2017. Un nuovo governo di coalizione con il suo nuovo presidente, un ex agente immobiliare di nome Adama Barrow, sono stati accolti come eroi, dopo il periodo di terrore di Jammeh. Ma presto la politica ha preso il sopravvento sulla giustizia; infatti nel corso delle ultime elezioni, il presidente Barrow ha chiesto sostegno al suo predecessore, Jammeh (sostegno che è stato rifiutato dall’ex presidente). Quest’ultimo, ritiratosi in esilio in Guinea Equatoriale, gode ancora di un notevole sostegno in Gambia, in particolare nella sua regione natale, Foni, dove nelle elezioni dello scorso anno la sua fazione ha vinto tutti e cinque i seggi parlamentari.
Questo è il motivo per cui molti cittadini del Gambia nutrono forti dubbi circa l’effettiva e reale condanna di Jammeh. Anche perchè molti dei fedelissimi dell’ex presidente hanno continuato il loro impiego nelle forze armate anche quando quest’ultimo si trovava già in esilio .
E anche dopo che l’alleanza Barrow-Jammeh non si è concretizzata, Barrow ha nominato due dei più alti funzionari del suo predecessore come oratori e vicepresidenti della Camera dell’Assemblea del Gambia; inoltre, diverse figure di spicco del governo di Jammeh hanno chiesto l’amnistia e mentre ad alcuni gli è stata negata ad altri gli è stata concessa.
Oltre a questi fatti, un ultimo atto getta davvero inquietudine sulla reale voglia di ottenere un cambiamento reale e una rottura col passato. Si tratta del rifiuto da parte del governo nell’accettazione di una raccomandazione suggerita dalla commissione per la verità, ovvero rimuovere dall’incarico il capo della National Intelligence Agency, uomo (carnefice) fedele di Jammeh ha mantenuto il suo incarico anche con Barrow.