
Il buonismo non paga: il terrorista non aveva scontato la sua pena
Il Ministro degli Interni austriaco – Karl Nehammer – rilasciando una comunicazione all’APA ha dichiarato che Fejzulai Kujtim, nome ormai noto dell’attentatore ventenne, ucciso ieri a Vienna durante gli attacchi, era stato condannato a 22 mesi di carcere il 25 aprile 2019, per aver tentato di andare in Siria ed affiliarsi all’Isis. Lo stesso era stato rilasciato il 5 dicembre, con anticipo: in quanto giovane adulto, rientrava infatti in un regime privilegiato previsto dalla legge a tutela dei giovani.
Premetto che sia giusto, secondo me, che il carcere assurga ad una funzione più rieducativa anziché punitiva; altrettanto giusto, sempre secondo me è che vengano concessi degli sconti di pena ai più meritevoli; ma in questo caso c’è stato un evidente errore di valutazione da parte delle autorità preposte al reinserimento di Kujtim nella società. Innanzitutto, come si può pensare che chiunque abbia intenzione di mollare tutto per tagliare teste in Siria, sia un soggetto recuperabile in 22 mesi di detenzione, e poi, come si può mai pensare di rilasciare qualcuno anticipatamente che viene condannato per un crimine, che sicuramente commetterà una volta ritornato libero?
Se nelle carceri, fucina prediletta da parte dei reclutatori jihadisti nei confronti dei giovani ragazzi che vivono dei disagi, ci fossero dei programmi anti radicalizzazione, allora il problema estremismo e quindi anche possibile terrorismo, verrebbe drasticamente ridotto. Invece, in nome di un finto buonismo, si preferisce agire in modo totalmente opposto, si concedono le chiavi degli istituti penitenziari ad associazioni islamiche di dubbia moralità, senza che su di esse venga eseguito un rigido controllo.
Quali sono i possibili rischi in cui stiamo incorrendo? Che la popolazione europea si stufi e non accetti di essere data come sacrificio umano e passi all’autorganizzazione con le tragiche conseguenze che simili iniziative estreme poi si portano dietro.