
Ennesima scarcerazione eccellente: qualcuno si dimetta
Angelo Porcino è tornato libero. A molti di voi la lettura di questo nome sembrerà anonima, ma vi posso garantire che per i parenti delle vittime di Mafia, il nome di Porcino riecheggia come qualcosa di sinistro. Angelo Porcino è un elemento di spicco del clan di Barcellona Pozzo di Gotto, fedele di Rosario Cattafi, il mafioso emblema della criminalità organizzata della città in provincia di Messina, attorno cui gravita anche Giuseppe Gullotti condannato con sentenza definitiva per l’omicidio del giornalista Beppe Alfano. Parliamo quindi di Mafia che spara e uccide e non di Mafia dai colletti bianchi.
Vi riassumo in breve quanto è accaduto. Un pericoloso boss che ha seviziato la piccola comunità in provincia di Messina, con atti e atteggiamenti violenti e prepotenti, è tornato libero grazie al Ministero della Giustizia. Proprio così, perchè in qualsiasi modo la voglia raccontare Bonafede con le sue mille smentite, cercando di scaricare le responsabilità ovunque tra giudici e tribunali, fuorché quella che riveste il proprio ministero, la responsabilità di un evento talmente degradante per l’intera comunità in ultima istanza ricade proprio su quel Ministero della Giustizia a guida Bonafede.
Attualmente e allo stato dei fatti, un detenuto del calibro di Porcino, in carcere a Voghera (Pavia) per associazione mafiosa, dove stava scontando un residuo pena di una condanna a 11 anni di reclusione per associazione mafiosa emessa nell’ambito processo ‘Gotha’ incardinato dalla Dda di Messina, oggi è ai domiciliari a Barcellona Pozza di Gotto ed è ritornato a casa in barba a chi meriterebbe realmente i domiciliari (basti pensare alle centinaia di persone in attesa di giudizio e quindi presunte innocenti).
Va ricordato che il caso Porcino non è il primo, bensì l’ultimo di una lunga serie di scarcerazioni eccellenti. Insieme a lui anche altri personaggi di spicco della criminalità organizzata italiana sono stati scarcerati con la motivazione poco chiara del “Coronavirus”. Questi elementi che hanno goduto della carta “esci prima di prigione” erano per la maggior parte, a causa della loro violenza, detenuti a regime del 41-bis. Stiamo parlando di tutti quei profili altamente pericolosi tanto da essere condannati al carcere duro a vita.
Salvo Pogliese sindaco di Catania sottolinea duramente:
È paradossale che il governo continui a emanare confusi provvedimenti per condizionare la vita dei cittadini italiani forse anche incostituzionali con il pretesto del Coronavirus, mentre il premier e il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede assistono inermi alle scarcerazioni dei capimafia detenuti, senza reagire con un decreto legge che blocchi i domiciliari a questi pericolosi pregiudicati, con il Dap che continua a cincischiare con atteggiamenti ondivaghi
Bonafede è quel tipo di Ministro che fino a qualche settimana fa voleva porsi a capo di una riforma storica della giustizia italiana, riforma contro cui si sono schierati tutti: gran parte del mondo forense, giudici e accademici. La riforma di Bonafede prevedeva la possibilità di un imputato di essere “perseguibile a vita” annullando in molti casi l’istituto giuridico della prescrizione. Adesso Bonafede stringe le spalle e fa scarica barile di fronte a scarcerazioni eccellenti. Ma che Ministro è mai questo?
E la lamborghese sta mantenendo gli immigrati clandestini e il popolo muore di fame