Chi sfida Erdogan?

Kemal Kilicdaroglu è l’oppositore dell’attuale presidente turco alle prossime presidenziali; Kilicdaroglu è il leader del Partito popolare repubblicano (CHP) e la scelta di una coalizione di sei partiti per sfidare Erdogan alla presidenza il 14 maggio. A solo un mese dalle elezioni, Kilicdaroglu è in vantaggio tra 7 e 10 punti. Eppure, anche con il vantaggio di Kilicdaroglu, sembra difficile credere che Erdogan perderà, dato che l’attuale presidente turco è al potere dal 2003, inizialmente come Primo Ministro e poi come Presidente.

Ma proviamo ad analizzare uno scenario ipotetico; cosa significherebbe per la Turchia e la politica estera turca se vincesse Kilicdaroglu?

Probabilmente Ankara sarebbe pronta a perseguire l’adesione all’Unione europea e potrebbe allinearsi al meglio con i suoi alleati della NATO; ma è improbabile che questo avvenga, la Turchia non può tornare ad un passato europeo che non è mai esistito e non può neppure sperare in futuro opposto alla propria storia.

Chi sono gli sfidanti? Conosciamoli

La Nation Alliance guidata da Kilicdaroglu è una coalizione ideologicamente disparata unita sola dall’astio per Erdogan. Oltre al CHP di Kilicdaroglu, che occupa lo spazio di centro-sinistra/socialdemocratico e nazionalista, l’alleanza comprende una propaggine dei nazionalisti di estrema destra turchi chiamata Good Party; due partiti di centrodestra guidati rispettivamente dai disertori dell’AKP Ali Babacan e Ahmet Davutoglu; e un altro gruppo di centrodestra, il Partito Democratico. L’altro membro è il nazionalista religioso conservatore Felicity Party, che, insieme all’AKP, è stato istituito nel 2001 dopo che il governo ha bandito un altro partito islamista.

The Nation Alliance ha pubblicato un lungo ” Memorandum of Understanding on Common Policies “, che, data la natura ingombrante della coalizione, è una raccolta ideologica di iniziative con nove sezioni principali e una varietà di sottosezioni che toccano il settore giudiziario, minerario, turismo e molto altro.

Oltre all’opposizione a Erdogan e all’AKP, il fulcro dell’appello dell’alleanza ai turchi è la sua dichiarata determinazione ad abbandonare la “presidenza esecutiva” che Erdogan ha forgiato sei anni fa – e che ha notevolmente accresciuto il suo potere – a favore di ciò che la Nazione Alliance chiama il “Sistema parlamentare rafforzato”.

E anche se Kilicdaroglu vuole mantenere la promessa della Nation Alliance di eliminare la presidenza esecutiva, non vi è alcuna garanzia che i suoi ambiziosi vicepresidenti Ekrem Imamoglu e Mansur Yavas saranno d’accordo. Su altre grandi questioni, la Nation Alliance non infonde molta fiducia. Ad esempio, promette di “rafforzare le libertà di pensiero, opinione ed espressione”. Non è chiaro, tuttavia, se questa nuova apertura liberale si estenderà ai nazionalisti curdi e ai gulenisti. Su questo l’alleanza tace. 
In fine, così come l’AKP, Kilicdaroglu e co. vogliono anche trasferire i rifugiati siriani nel loro paese d’origine.

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