Bonafede senza ritegno

Il ministro della Giustizia, è tornato sui suoi passi e sta pensando a una norma che consenta ai magistrati di sorveglianza di rivalutare le scarcerazioni già disposte nei confronti dei boss della criminalità organizzata nel corso dell’emergenza Coronavirus.

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Bonafede, il problema non è ritornare sui propri passi, cosa che per un uomo comune sarebbe pure sintomo di grande maturità etica e politica, caro Ministro Bonafede, su quei passi non ci dovevi proprio andare. Come si è potuto permettere che ciò accadesse? È dovuto intervenire un magistrato in diretta TV per scoperchiare il barile di omertà dentro il quale si era trincerato.

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Esponenti di mafia sotto regime di carcere duro – 41bis – sono stati mandati ai domiciliari con la scusa (perchè è una scusa) di evitare il contagio da Covid-19. Sapete cosa prevede il 41-bis? L’isolamento totale e quindi l’impossibilità rispetto ai detenuti ordinari di contrarre il Covid-19. Non è che per caso dietro un’espressione poco sveglia si nasconde per caso il furbo tra i furbi? Guai a sottovalutare chi sembra stupido.

Adesso da una nota del Ministero dell'(IN)Giustizia si viene a sapere che addirittura da giorni il ministro parla con i suoi collaboratori per l’avvio di una nuova fase che è partita in coincidenza col cambio ai vertici del Dap e l’arrivo del vicedirettore Roberto Tartaglia, ex pm del processo trattativa Stato-mafia con Nino Di Matteo. Adesso, dopo un intervento televisivo qualcosa si è mosso ma l’importante è gridare all’onestà. Bonafede e Di Matteo rispecchiano due facce della stessa Sicilia, la prima ricalca l’ambiguità mentre la seconda dimostra l’operosità di chi vuole lavora a tutti i costi anche a rischio della propria vita.

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