Alimentare la guerra nello Yemen per sopravvivere alla Russia

Sfiancata dalle conseguenze del conflitto in corso tra Ucraina e Russia , la Francia potrebbe distruggere tutte le prospettive di pace nello Yemen, nel tentativo di garantirsi le risorse energetiche dagli Emirati Arabi Uniti.

Lo Yemen, considerata la nazione in cui è avvenuta la peggiore crisi umanitaria della storia moderna, secondo quanto riportato dalle Nazioni Unite, all’inizio del 2022 nutriva la possibilità di vedere una normalizzazione interna alla luce dei drammatici avvenimenti che hanno coinvolto il Paese negli ultimi anni.

Un cessate il fuoco, che si ottenuto ad aprile, è stato visto come il primo passo verso il raggiungimento di una soluzione mediata dalle Nazioni Unite per la pace tra il governo di Ansarallah a Sanaa e le forze della coalizione guidate dai sauditi che affermano di rappresentare il governo yemenita in esilio e sostenuto a livello internazionale.

Secondo le stime delle Nazioni Unite, il numero totale di persone uccise nella guerra dello Yemen ha già raggiunto i 377.000 dall’inizio del 2022 con un tasso di mortalità civile raddoppiato, almeno secondo il Consiglio norvegese per i rifugiati (NRC) anche se i dati non possono essere confermati dall’ONU, in quanto ad ottobre 2021 è avvenuto un controverso ritiro degli osservatori per i diritti umani delle Nazioni Unite.

Sebbene le forze della coalizione saudita e di Ansarallah, siano riusciti a limitare gli scontri negli ultimi mesi, un altro importante attore nel sud dello Yemen ha recentemente deciso di entrare nel conflitto: il Southern Transitional Council (STC), spesso etichettato come movimento dei separatisti meridionali dello Yemen, sostenuto dagli Emirati Arabi Uniti (EAU). Le offensive lanciate dall’STC sono state considerate un’ ulteriore una grande sfida agli sforzi delle Nazioni Unite per porre fine al conflitto nello Yemen.

Dove la Francia entra in gioco

Anche se il ruolo è poco conosciuto al pubblico occidentale, Parigi è il terzo più grande fornitore di armi degli Emirati Arabi Uniti e dell’Arabia Saudita – armi che alimentano il conflitto in Yemen – classificandosi appena dietro gli Stati Uniti e il Regno Unito, nonostante, infatti, siano piovute da più parti le critiche da associazioni che tutelano i diritti umani, ad Abu Dhabi e Riyadh sono continuate a giungere ininterrottamente armi vendute da Parigi. 

Il 15 aprile 2019, la rivista investigativa francese, Disclose, ha pubblicato un reportage sul ruolo di Parigi nella guerra dello Yemen. Le informazioni presentate si basavano su un rapporto trapelato dell’intelligence militare francese (DRM) risalente a settembre 2018, che dimostrava chiaramente che il paese aveva venduto armi utilizzate prevalentemente in aree civili.

A giugno 2018, sono iniziati a emergere rapporti credibili secondo cui unità delle forze speciali francesi operavano sul terreno – boots on the ground – dello Yemen cooperando insieme a forze appartenenti agli Emirati Arabi Uniti. Lo scorso dicembre 2021, Parigi ha deciso di rafforzare ulteriormente il suo rapporto con Abu Dhabi, firmando la sua più grande vendita di armi agli Emirati Arabi Uniti, per un valore di 19,23 miliardi di dollari USA.

La Francia ha ora un disperato bisogno di fornitori di energia alternativa per sostituire l’afflusso che proveniva dalla Russia, al fine di soddisfare la richiesta interna, temendo che con l’arrivo dell’inverno, Mosca possa strategicamente tagliare le forniture. 

Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha fatto due importanti impegni di politica estera quando si è candidato in carica nel 2020, che sono rilevanti se analizzati alla luce dell’attuale situazione francese. Il primo è quello di far rivivere l’accordo nucleare iraniano dell’era Obama e il secondo è quello di trovare una soluzione diplomatica alla guerra nello Yemen. 

A causa del conflitto NATO-Russia in corso, la ricerca di una rinascita dell’accordo nucleare iraniano è riemersa in modo importante nell’agenda politica della sua amministrazione. L’Iran, libero dalle sanzioni, potrebbe diventare una fonte alternativa per soddisfare le esigenze energetiche dell’Europa in futuro, ma potrebbe volerci del tempo prima che ciò accada effettivamente.

Sulla questione della guerra nello Yemen, Joe Biden ha promesso, come parte del suo primo discorso sugli obiettivi di politica estera del suo governo, che avrebbe tenuto conto all’Arabia Saudita e cercherà di trovare una soluzione alla crisi nello Yemen. 

Tuttavia, la guerra in Ucraina ha chiaramente cambiato l’approccio USA nei confronti di Riyadh, tanto che Washington ha rivisto la decisione di non vendere armi al governo saudita; motivo per cui, il presidente USA è stato pesantemente criticato da Human Rights Watch per il viaggio in Arabia Saudita dello scorso luglio.

Nonostante questo però i tentativi degli Stati Uniti di far aumentare la produzione di petrolio agli Stati del Gulf Cooperation Council (GCC), nessuno ha ancora rispettato il le previsioni che Washington aveva programmato. In particolare nel caso degli Emirati Arabi Uniti e dell’Arabia Saudita, è chiaro che il reallentamento è dovuto al fatto che entrambi i Paesi hanno cercato negli ultimi anno di diversificare le loro economie, non basandosi solamente sulla vendita di materie prime. Nel caso del Venezuela e dell’Iran, invece, nonostante gli Stati Uniti abbiano apparentemente provato a trovare un accordo, nessuno dei due Paesi, sembra essere una valida alternativa alla Russia.

Tutte Le Scommesse Sullo Yemen

La Francia è ora alla ricerca di alternative da sola. A giugno, l’Unione europea ha annunciato di aver firmato un accordo con Israele e l’Egitto. In base all’accordo, Israele invierà gas attraverso gasdotti in Egitto, dove sarà poi trasportato in Europa. Anche se questo potrebbe funzionare, Tel Aviv non ha la capacità di sostituire Mosca come principale fornitore europeo di gas. Israele cerca di raddoppiare la sua produzione di gas, ma così facendo sta già riscontrando potenziali problemi per la sua disputa sul confine marittimo con il Libano e la sua prevista estrazione di gas da Karish, considerata un’area contesa. Addirittura, elementi di spicco degli Hezbollah libanesi hanno minacciato di colpire tutti gli impianti di gas di Israele nel caso in cui a Beirut non venga dato un accordo equo per accedere alle proprie risorse.

Il presidente francese, Emmanuel Macron, così ha tentato di convincere l’Algeria, ricca di risorse a diventare parte della soluzione dell’UE, facendo anche un viaggio di tre giorni ad Algeri per rinsaldare i rapporti diplomatici, ma il governo di Algeri mantiene stretti rapporti con Mosca ed ha già ritirato il proprio ambasciatore da Parigi per tre mesi nel corsi del 2021 a seguito di una disputa diplomatica. Macron aveva accusato il governo del presidente algerino Abdelmadjid Tebboune di riscrivere la storia dell’era coloniale e persino messo in discussione la legittimità dell’Algeria come Stato prima del dominio coloniale dei coloni francesi. Circa 1,5 milioni di algerini furono uccisi nella battaglia per l’indipendenza dalla Francia, che la resistenza alla fine riuscì a vincere nel 1962. Il tono del presidente francese adesso – ovviamente – risulta cambiato drasticamente rispetto a quello dello scorso anno, con Macron che ha osservato che entrambe le nazioni hanno un passato comune complesso e doloroso. 

L’altro importante percorso alternativo che la Francia sembra cercare ora è attraverso la sua stretta alleanza con gli Emirati Arabi Uniti. Come accennato in precedenza, è chiaro da tempo che Parigi è stata coinvolta nella fornitura di armi, supporto logistico e persino don aiuti sul campo nei confronti degli alleati da Abu Dhabi e Riyadh, aiutandoli nella loro guerra contro lo Yemen. Tuttavia, è ad oggi appare chiaro che gli Emirati Arabi Uniti non sono interessati a tagliare le loro riserve strategiche di petrolio per soddisfare le richieste dell’Europa.

Lo Yemen non è solo un paese ricco di risorse, con una popolazione affamata, che viene fatto a pezzi da potenze straniere, ma anche che nessuno sa nemmeno in cosa siano coinvolti i loro governi. Boris Johnson ha dichiarato, circa l’aumento delle bollette energetiche, che “Mentre le persone pagano le bollette energetiche, le persone in Ucraina pagano con il sangue”. Tuttavia, potrebbe anche accadere che, affinché l’Europa mantenga le luci accese, sia il popolo dello Yemen a pagare con il suo sangue. Tranne che in questo caso, il Regno Unito, gli Stati Uniti e la Francia non possono dare la colpa di questo spargimento di sangue a Mosca.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *