Recovery Fund: come spacciare un cappio al collo per una vittoria

Ve lo anticipo fin dalle prime righe, così siete a conoscenza da subito che, chi scrive questo articolo, è un euroscettico di lunga data. Vanto una militanza decennale nel partito ideologico dell’euroscetticismo, non sono un tradito da Bruxelles dell’ultima ora. Quando parlo di Unione Europea so bene a cosa mi riferisco.

Stamattina mi sveglio con una sfilza di notifiche sui vari social, tutte – scimmiottando il post di Giuseppe Conte – iniziano più o meno così: “Oggi alle 5 del mattino abbiamo raggiunto un accordo storico..[…]” E poi continuano elogiando l’UE e il Premier, che a detta dei vari autori dei post , hanno compiuto nei giorno di trattative per il Recovery Fund, qualcosa di storico.

Adesso, siccome a me piace chiamare le cose con nome e cognome, vi spiego cosa è stato approvato ufficialmente, in modo da poter scrivere finalmente che il Recovery Fund approvato in questi termini è una cambiale perenne. Sono stati stanziati per l’Italia meno soldi a fondo perduto e più soldi a prestito. È vero che dei 92 miliardi si è passati a 127 miliardi, ma questi sono soldi a debito, il che vuol dire che sono da restituire. Come se non bastasse dentro questi 127 miliardi ci sono quei famosi 35 miliardi del MES, così ufficialmente il Mes magari non si attiva, ma intanto si fa credito e si pagano gli interessi come sul MES

Come se non bastasse i soldi sono vincolati a riforme strutturali che la Commissione Europea ha esplicitamente richiesto, quindi non capisco dove stia la vittoria. Nell’aver ottenuto più soldi a strozzo?

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