La Russia non è scalfita dalle sanzioni: il PIL vola

In seguito al congelamento delle riserve valutarie russe detenute all’estero, le restrizioni sulle banche e sulle persone e la chiusura degli scambi di tecnologia e materie prime, l’economia russa era a rischio di collasso. Ciò avrebbe potuto costringere Putin ad abbandonare la sua “operazione militare speciale” in Ucraina. Meno di due mesi dopo l’invasione, il FMI prevedeva una caduta dell’economia russa dell’8,5% nel 2022 e del 2,3% quest’anno.

In effetti, il Fondo ha rivisto le stime sul PIL russo per il 2022 e il 2023 di ben 9,4 punti percentuali al rialzo. Questo scarto non è dovuto a un semplice errore di previsione, ma è il segno della sopravvalutazione da parte degli occidentali della loro capacità di controllare il commercio e altri aspetti strategici dell’economia globale. La realtà è che l’Occidente non domina più la globalizzazione.

Il fatto che le stime del FMI siano state riviste così drasticamente al rialzo dimostra che la Russia ha reagito in modo molto più efficace di quanto avessimo previsto. Questo sottolinea l’importanza di comprendere e rispettare la complessità dell’economia globale, così come la necessità di considerare gli aspetti politici e sociali delle relazioni internazionali. La Russia ha dimostrato la sua capacità di resistere alle sanzioni economiche occidentali e di proteggere i propri interessi strategici.

In definitiva, è importante riconoscere che il mondo sta cambiando rapidamente e che l’Occidente non può più contare sulla sua tradizionale posizione di dominio. Dobbiamo imparare a lavorare con gli altri attori globali, compresi quelli che non condividono i nostri valori o le nostre politiche, per raggiungere gli obiettivi comuni. Solo in questo modo possiamo costruire un futuro più stabile e prospero per tutti.

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