
La Francia scappa dal Mali
La Francia ha annunciato che ritirerà le sue truppe dal Mali ponendo fine così ad una missione militare di nove anni che non è riuscita nell’intento di reprimere la minaccia terroristica che nella regione diventa sempre più preponderante contribuisce a rendere più instabile l’intera area.
L’annuncio, avvenuto giovedì 17 febbraio , ha fatto seguito a una rapida rottura delle relazioni tra la Francia e i governanti/militari del Mali, creando incertezza sulle future operazioni regionali antiterrorismo guidate dalla stessa e sostenute dagli alleati occidentali.
Il ritiro era apparso inevitabile nelle ultime settimane, dopo che il ministro degli Esteri francese aveva definito “fuori controllo” i capi militari del Mali, che si erano vendicati espellendo l’ambasciatore francese, a cui erano state concesse solo 72 ore per lasciare il suolo maliano.
Con le elezioni presidenziali in Francia a meno di due mesi di distanza, il governo francese aveva sperato di evitare qualsiasi confronto con il caotico ritiro delle truppe americane dall’Afghanistan lo scorso anno. La Francia è stata attenta a fare l’annuncio dopo aver incontrato i leader africani la sera prima e a descrivere lo sviluppo come un “ritiro coordinato” della Francia e dei suoi alleati.
A dispetto della quasi decennale presenza francese, i gruppi jihadisti hanno continuato a strutturarsi e radicarsi nell’intero territorio del Mali e nei paesi vicini (regione dell’Africa Occidentale), dato che la presenza militare francese nel corso degli anni è diventata sempre più impopolare. I leader del Mali, con grande dispiacere della Francia, si sono rivolti alla Russia, potenza in decisa ripresa nel continente e che aveva già soppiantato il dominio della Francia in un’altra ex colonia, la Repubblica Centrafricana.
Il ritiro della Francia dal Mali era stato temuto a Parigi, non solo per le logiche implicazioni geopolitiche che questo comporta, ma anche per il messaggio che veicola: un umiliante ritiro dei soldati francesi in quella parte del mondo dove Parigi ha esteso la propria influenza incontrastata per quasi due secoli. L’egemonia francese si sta rapidamente erodendo a favore di nuovi attori, tra cui Cina, Turchia, Germania e, ovviamente, Russia.
In una conferenza stampa, il presidente francese Emmanuel Macron ha espresso frustrazione nei confronti dei leader del Mali – saliti al potere dopo due colpi di stato consecutivi negli ultimi 20 mesi – e ha affermato che la rottura delle relazioni aveva spinto la Francia e i suoi alleati a ripensare la loro strategia e riorganizzare le loro forze.
Ma in Mali e nel resto della regione, il ritiro sarà visto come una sconfitta, non solo di qualsiasi potenza straniera, ma soprattutto della Francia, che, nelle complicate relazioni postcoloniali con le ex colonie non riesce proprio a trovare un equilibrio.
La frettolosa ritirata della Francia sarà probabilmente salutata come una grande vittoria dai gruppi jihadisti: il ritiro delle forze straniere è una delle loro due principali richieste, insieme a una trasformazione della società e della politica in linea con la loro rigida interpretazione della Sharia; ma non solo, il ritiro potrebbe essere accolto favorevolmente anche dai governanti militari del Mali, che hanno sfruttato il crescente sentimento anti-francese dell’opinione pubblica maliana, che ritiene la Francia in parte responsabile del peggioramento della sicurezza e della corruzione tra le élite politiche che i militari hanno rovesciato.
Il potere diplomatico della Francia si basa in gran parte sulla sua influenza nelle sue ex colonie africane, insieme alle sue armi nucleari e al suo seggio permanente nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Con un occhio alle elezioni in Francia, Macron era ansioso di di rafforzare la propria posizione anche in virtù del recente faccia a faccia con il presidente russo Vladimir V. Putin per discutere della crisi ucraina, anche se si ritiene, giustamente, che la Russia stia danneggiando la Francia dove potrebbe importare di più: in Africa.
Si ritiene che siano stati tra gli 800 e 1.000 i mercenari appartenenti al gruppo russo Wagner chiamati in supporto dai militari del governo malese, appunto per rimpiazzare la presenza francese. Del resto questa non sarebbe la prima volta in cui il gruppo Wagner, forza militare privata fondata da un ex ufficiale dei servizi segreti russi, ha agito per interessi geopolitici e non solamente come ente di sicurezza privata. In passato, il gruppo Wagner ha svolto un ruolo chiave nel portare la Repubblica Centrafricana, un’altra ex colonia francese, nella sfera di influenza della Russia.
Ma la perdita di influenza della Francia in Mali, al confine con un gruppo di nazioni che formavano il nucleo dell’ex impero coloniale francese, è molto più significativa; questo è il centro di quella che un tempo era conosciuta come “la Françafrique”, l’entità neocoloniale formata dalla Francia e dalle sue ex colonie, legate insieme da una rete di collusivi legami economici e politici.