
Il tennis femminile prende posizione contro la Cina
Nel mondo dello sport, nonostante la notizia sia passata quasi inascoltata, è accaduto qualcosa di grande portata; come protagonista – in negativo – il partito comunista cinese.
Il 1° dicembre la Women’s Tennis Association ( WTA ), con sede in Florida, ha dichiarato che avrebbe smesso di tenere tornei nella Cina continentale e a Hong Kong in risposta e in solidarietà di Peng Shuai, una star del tennis cinese, dopo che aveva pubblicamente accusato un ex leader cinese di aggressione sessuale.
Oltre a questo, Peng Shuai dopo la denuncia dell’aggressione sembrerebbe essere entrata nel mirino del partito comunista cinese, con ricatti, intimidazioni e minacce. Motivo per cui,Steve Simon, a capo della WTA, non ha perso tempo ed è sceso immediatamente in campo in qualità di difensore dei diritti umani, accusando la leadership cinese di non aver gestito la questione in modo credibile: “Ho seri dubbi che sia libera, al sicuro e non soggetta a censura, coercizione e intimidazione“.
Per anni la maggior parte dei dirigenti delle leghe sportive globali, così come gli atleti di alto profilo in Cina, si sono sforzati di evitare di offendere i funzionari cinesi per paura di perdere l’accesso a un mercato redditizio. A novembre il Comitato Olimpico Internazionale ha tenuto una videochiamata con la signora Peng e ha dato una valutazione psicologica ottimale circa il suo stato di salute.
Il gesto del Comitato Olimpico Internazionale è stato criticato da molti addetti ai lavori, giudicato come uno sforzo vile per aiutare la Cina a soffocare le polemiche in vista delle Olimpiadi invernali di Pechino a febbraio.