Il finto moralismo uccide la vera storia

Scene iconoclaste dettate da una furia barbara vengono dall’Inghilterra e dagli USA. Imbrattate le statue di Churchill e di Lincoln al nome di “razzisti”, accusati entrambi di essere stati due discriminatori seriali. Lo erano entrambi? Si, probabile che lo fossero, anche se nutro qualche dubbio su Churchill ne sono più che sicuro per Lincoln; sono numerose le fonti storiche che dimostrano come il presidente USA fosse un razzista.

Purtroppo però non si possono fare processi alla storia, non si può decontestualizzare un personaggio dal proprio contesto e giudicarlo con i parametri contemporanei. Sarebbe troppo facile, motivo per cui la folla imbizzarrita che si diverte ad etichettare ben presto verrà a sua volta etichettata con la peggiore delle ignominie; ignorante.

Se dovessimo seguire questo folle ragionamento allora:

  • non dovremmo più leggere l’Iliade, poema in cui schiavitù e guerra sono più che legittimate;
  • dovremmo distruggere le statue di Cesare, dalla Gallia importò decine di donne e bambini da vendere come schiavi;
  • dovremmo distruggere l’intero museo egizio, i faraoni avevano ridotto in schiavitù un intero popolo;

La lista potrebbe essere lunga, ma vi voglio lasciare con una riflessione che dovrebbe indurre anche i più barbari iconoclasti a fare una passo indietro. James Dewey Watson (Chicago, 6 aprile 1928) è un biologo statunitense il quale vinse un Nobel per aver scoperto la struttura della molecola del DNA, ovvero la famosa doppia elica. James Watson è anche un convinto razzista e di questo ne va fiero. Ovviamente umanamente è un sacco della spazzatura ma professionalmente la sua scoperta ha cambiato in positivo la scienza. Che facciamo? Se ci fosse una sua statua la dovremmo distruggere?

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