Cina, Brasile e Russia: inizia il multipolarismo?

Lula va da Xi, Lavrov in Sudamerica e Li da Putin. No, non è una filastrocca ma sono le mosse da grande scacchiere internazionale.

Si ha la sensazione che qualcosa che potrebbe cambiare le relazioni internazionali per i prossimi decenni si stia muovendo sotto lo scossone del terremoto causato dalla guerra in Ucraina.

Il ministro della Difesa cinese Li Shangfu, a seguito dei colloqui con Putin e Shoigu, ha affermato che la Russia e la Cina svilupperanno la cooperazione tecnico-militare e il commercio di materiale militare tra i due Paesi, promettendo un salto nella next gen delle forze armate russe.

L’asse militare Pechino- Mosca si consolida alla luce del sole, senza timori di ritorsioni occidentali “Chiunque aiuti militarmente la Russia se ne pentirà” tuonavano da Washington poco tempo fa, vediamo che succede adesso con una dimostrazione di forza (diplomatica) condivisa in mondo visione.

Tutto ciò mentre Lavrov atterra in Brasile e Lula sostiene che sotto sotto la guerra se la sono cercata pure gli ucraini, popolo non più identificato da molti come entità a se stante ma come vessillo di un occidente egemonico che a molto paesi – che per ovvie ragioni storiche l’euro-atlantismo non gli piace proprio – inizia a stargli proprio sullo stomaco.

Da cornice a questo quadro l’umiliante visita di Macron e Von der Lyen a Pechino definiscono quanto io predico ormai da un anno, la guerra in Ucraina se mal gestita diplomaticamente – del resto così come è avvenuto negli ultimi 15 mesi – potrebbe causare l’inizio di un nuovo decennio simile a quello degli anni 20/30 del ‘900 con blocchi militari e “assi” diplomatiche ideologizzate pronte a darsi battaglia pur di (ri)affermare il proprio status.

Del resto le analogie tra la guerra civile spagnola e l’attuale guerra in Ucraina superano le differenze

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