
23 maggio 1992 – Strage di Capaci – nel 2020 abbiamo Palamara a cui piace fare l’inquisitore
Credo che lo scandalo emerso dallo scoop de “La Verità”, circa la fuga di notizie della chat dei magistrati, sia ormai giunto alla massima diffusione. Da due giorni non si parla d’altro e credo che se ne dovrebbe parlare almeno finchè gente come Palamara non faccia la fine che merita, ovvero radiato dall’albo. Ma credo che questo sogno quanto mai meritorio non si avvererà mai.
In un Paese civile Bonafede sarebbe sotto inchiesta (per la vicenda presidenza DAP) e Palamara non potrebbe più toccare una toga. Ma noi non siamo un Paese normale, noi siamo quel Paese dove lo Stato è sceso a patti con la Mafia, quel Paese dove gente come Falcone e Borsellino dapprincipio vennero bollati come visionari in virtù di una mafia, che a detta di molti, non esisteva. Un po’ come si fa con gli odierni complottisti.
Noi siamo quel Paese che oggi 23 maggio ricorda la Strage di Capaci, riempiendosi la bocca di parole inutili, perchè se dopo quasi 30 anni la morte di Giovanni Falcone abbiamo un giudice come Palamara – dal 2014 è membro togato del Consiglio Superiore della Magistratura – che si permette di dire nei confronti di un cittadino
Lui ha ragione ma va attaccato lo stesso
Significa che il sacrificio di Falcone è stato vano, la mafia – inteso in questo caso come ragionamento mafioso “io ho un potere e lo esercito per farti un danno – HA VINTO.